Che renda piuttosto bene il creare false notizie (bufale, fake news) e farle girare in rete, si sa. Il rovescio della medaglia è che la post verità mediatica produce soprattutto disinformazione e danni economici. L’ultima nata è l’”allerta” (naturalmente falsa) lanciata via social, relativa ad un passata di pomodoro – di una nota marca italiana – contaminata (naturalmente no) da Arsenico. Solo pochi mesi fa invece si trattava di cioccolatini gratis in cambio di dati personali promessi da un’ancor più nota industria dolciaria…
Poi ci sono le bufale per così dire, più strutturate: meglio il “senza glutine” per tutti, celiaci e non, e poi l’ananas che brucia i grassi,la carne rossa che fa male a prescindere e così il latte negli adulti, ecc. con fantasiose varianti sul tema. Se la falsa notizia passa e diventa condivisa come vera,allora ci marcia sopra anche chi ci specula per vendere alimenti millantando chissà quali proprietà nutritive benefiche per la salute. È pur vero, ed è bene sapere che la normativa europea e nazionale regolamenta in modo preciso l’utilizzo dei claim salutistici e nutrizionali prevedendo pesanti sanzioni per chi li utilizza impropriamente.
Per sensibilizzare i giovani a riconoscere le false notizie e le sirene dei professionisti delle bufale mediatiche, il Ministero dell’Istruzione ha prodotto un decalogo guida. Eccone alcuni principi:
- Condividi solo notizie che hai verificato
- Usa gli strumenti di internet per verificare le notizie
- Chiedi le fonti e le prove
- Chiedi aiuto agli esperti
- Ricorda che anche internet e i social network sono manipolabili
Gli internauti che desiderano approfondire ulteriormente il tema si orientano a consultare blog e portali specializzati nello smascherare le bufale; le organizzazioni dei consumatori indicano: Butac, Bufale.net, Polygree.
Anche la Commissione Europea ritiene ormai che la disinformazione abbia superato il livello di guardia: “La diffusione di notizie volutamente fuorvianti è un problema sempre più grave per il funzionamento delle nostre democrazie, che incide sulla percezione della realtà da parte dei cittadini”. Sostiene Frans Timmermans, primo Vicepresidente della Commissione: “La libertà di ricevere e dare informazioni e il pluralismo dei media sono sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Viviamo in un’epoca in cui il flusso delle informazioni e della disinformazione è diventato incontenibile. È per questo che dobbiamo dare ai cittadini europei gli strumenti per individuare le notizie false, accrescere la fiducia online e gestire le informazioni che essi ricevono.” Ha così istituito una consultazione pubblica (che concluderà i lavori nella primavera del 2018) per definire una strategia comune di contrasto alla diffusione di notizie false in tutta la UE.
Per quanto riguarda le allerte alimentari, quelle vere vengono gestite in modo ufficiale da un sistema europeo di controllo (RASFF) grazie al quale i prodotti non idonei per la salute umana e animale sono ritirati dal mercato. Il sistema prevede un’informazione tempestiva e diffusa rivolta ai consumatori – da attuarsi anche a mezzo di cartellonistica presso i punti vendita (che hanno trattato quel determinato prodotto a rischio) – se del caso anche attraverso i canali mediatici (giornali, radio, tv ecc).
Nell’informazione relativa alla sicurezza alimentare ci sono dunque almeno tre criteri non negoziabili. Il primo è la verità, il secondo la verità, il terzo la verità . La verifica della fonte della notizia è dunque prioritaria ed essenziale: per info sulla sicurezza alimentare (situazione allerte, quesiti, dubbi di natura tecnico –scientifica o normativa) è bene consultare il sito del Ministero della Salute, degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, degli Istituti di ricerca pubblici, delle Università. E, a ”km zero”, il personale dei Servizi medici e veterinari del Dipartimento di Prevenzione ASL.
Collegandoci via internet con il sito del Ministero della Salute tutti possiamo avere libero accesso agli ”avvisi di sicurezza”. Nella sezione sono contenuti i link: