Lo spreco alimentare: poco”fashion”, molto attuale

Il nostro pianeta produce cibo per 10 miliardi di persone, ma siamo “solo” 7 miliardi. Dove va  a finire il surplus di cibo se circa 1 miliardo di persone soffre la fame? Stiamo parlando dello spreco alimentare. Possiamo fare qualcosa per non sprecare (o almeno sprecare un po’ meno)?

1/3 della produzione alimentare mondiale finisce nelle discariche. In Europa si producono più di 100 kg di rifiuti alimentari per persona/anno, con livelli di spreco maggiori nei Paesi più ricchi.

Il consumo domestico ne è il maggior responsabile con oltre il 40% nell’insieme della filiera alimentare from fark to fork. Per contro, tristemente,circa 4 mln di connazionali fanno fatica a procurarsi il cibo. Paradossalmente, sprecare vuol anche dire incrementare i costi di smaltimento dei rifiuti con tutti i danni  ambientali che ne derivano. In Europa, le circa 90 mln di tonnellate di alimenti buttati originano circa 170 milioni di tonnellate di anidride carbonica!

A fronte di cifre così impressionanti la Commissione Europea – adottando un obiettivo proposto dalle Nazioni Unite nel 2015 volto a dimezzare gli sprechi entro il 2030 – ha chiesto agli Stati Membri di intervenire con una serie di misure: aggiornamento e revisione delle norme in materia di rifiuti alimentari, agevolazione nelle donazioni di cibo, uso di alimenti e sottoprodotti per la produzione di mangimi, miglioramento delle informazioni date ai consumatori circa la conservabilità dei prodotti ecc.

In Italia già dal 2003 è in vigore la ”Legge del Buon Samaritano” (legge 155/2003) che ha fissato requisiti in tema di sicurezza per la cessione delle eccedenze. Dopo 13 anni di applicazione più o meno riuscita della 155, la”nuovissima” legge n°166/2016 (legge Gadda) apporta novità sostanziali: semplificazioni burocratiche nelle donazioni, creazione di fondi ministeriali per l’acquisto di alimenti per indigenti, finanziamento di progetti innovativi finalizzati a limitare gli sprechi e impiego di eccedenze, sensibilizzazione della popolazione al tema della lotta allo spreco con percorsi formativi e informativi anche all’interno delle scuole e molto altro.

Gli alimenti confiscati/sequestrati  e idonei al consumo umano o animale potranno nel primo caso essere destinati a donazioni, nel secondo utilizzati per produrre mangimi. Nei ristoranti poi sarà reso possibile l’asporto dei propri avanzi di cibo mediante l’uso di contenitori in materiale riciclabile. Anche i farmaci saranno coinvolti dagli effetti della norma con possibilità di donazioni.

Le premesse sono buone, non resta che seguirne e promuoverne lo sviluppo e l’applicazione.

La crisi economica ha certamente contribuito a riavviare una riflessione più approfondita sui nostri comportamenti, anche rispetto all’alimentazione. Non è ammissibile che le eccedenze diventino rifiuti! Questa nuova sensibilità sta muovendo enti ed associazioni, gruppi organizzati di persone ed istituzioni per mettere in campo  azioni concrete contro lo spreco. Tutte le iniziative andranno naturalmente  accompagnate da una grandissima attenzione alla sicurezza alimentare, che resta il requisito primario per poter gestire i prodotti alimentari da recuperare.

Fin da ora, come privati consumatori, tutti possiamo iniziare a collaborare in concreto anche confrontando le nostre abitudini con alcune semplici regole che il Ministero della Salute ha raccolto in un depliant illustrativo e, se del caso, rivedere alcuni nostri comportamenti ”poco virtuosi”. Nella pubblicazione ministeriale raggiungibile dal link sottostante si forniscono accorgimenti utili dal momento degli acquisti, alla conservazione domestica degli alimenti (FIFO,data scadenza/tmc prodotti) alla gestione dei rifiuti.

ASL CN2